Pentiment Review

by Patrick Grioni
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Sviluppatore:Distributore:Versione testata:Costo:Data rilascio:
ObsidianXbox Games StudiosSteam19,99 euro15/11/2022

Ogni tanto qualcosa di inedito, spiazzante e particolare esce dal cilindro delle incessanti release di videogiochi.
Ogni tanto qualcosa cattura la nostra attenzione tanto da trascendere il mero prodotto videoludico e ci spinge ad approfondire con ricerche che vanno oltre lo schermo ricolmo di pixels colorati: mi successe con Gabriel Knight 3 e il mistero di Rennes Le Chateaux, tanto che ne feci feconde letture e progettai di andare a visitare quel villaggio isolato nel sud della Francia.

Lo stesso è successo con Pentiment, un prodotto forse poco pubblicizzato ma che porta la firma importante di Obsidian Entertaiment, una software house che da sempre ha saputo raccontare bene (si veda Fallout New Vegas o Star Wars Knight of The Old Republic, per non citare il più recente The Outer World) anche se, in questo specifico caso, lo fa diversamente dal solito, proponendoci quello che potrebbe essere un libro di storia medioevale, intriso di tante influenze letterarie (una su tutte Umberto Eco e l’arcinoto Nome della Rosa) con una narrazione inedita, ma allo stesso tempo affascinante, con colori e stampe, e con un evidente amore per il prodotto: Pentiment sembra proprio questo, una poesia che forse non era il caso di recitare nel mercato videoludico moderno portata sui nostri schermi incuranti del risultato perchè chi l’ha prodotto ha pensato a qualcosa che elevasse se stesso.

Insomma un’opera intima e referenziale, indirizzata a tutti gli amanti della storia medioevale, un po’ come fu Kingdom Come Deliverance, con meccanismi lenti, dialoghi dettagliati e lunghi e tutto un sapore storiografico che solo chi ha una base di studi umanistici saprà apprezzare al 100%.

Questo risulta, necessariamente, un dato di fatto, visto che i riferimenti, le letture sia in volgare che in latino, i rimandi, le frustrazioni storiche del Sacro Romano Impero di Carlo V o il sistema delle signorie, sono tutti elementi che si possono intuire, se ne percepisce la logica, ma l’esperienza sarà tanto più appagante quanto questi concetti, talune sorprese, saranno frutto di studi precedenti.

Quello che fu Europa Universalis per l’amante della strategia e la gestione, potrebbe essere questo Pentiment in ambito investigativo/avventura grafica, senza però essere alla fine codificabile in un genere, Pentiment è Pentiment e non vuole essere nulla di diverso e proprio per questo motivo risulta affascinante e inedito.


OMNIA MUNDA MUNDIS


Tassing è una cittadina che in realtà non è mai esistita, ma che secondo il Game Director del titolo, Josh Sawyer, prende spunto da luoghi geograficamente simili in baviera, senza indicarne uno specifico: essa, e i suoi misteri, saranno l’affresco su cui dipingeremo tutta la vicenda narrata.

Vive in perfetta simbiosi con l’abazia di Kiersau e una zona collinare e boschiva che graziosamente divide le due entità, e in essa troveremo lavoro come miniaturista vestendo i panni di tale Adreas Maler, originario di Norimberga, in un aprile del 1518 particolarmente ricco di eventi sociopolitici, non meno l’affissione delle 95 testi che contrastavano la pratica delle indulgenze a fine ottobre 1517 da parte di Lutero che portarono, e si sente pure nel gioco, a diversificare le posizioni anche in seno della chiesa cattolica, ma soprattutto nella borghesia che si sta affermando.

E’ proprio un nobile, Lorenz von Rothvogel, che ci prenderà sotto la sua ala protettiva: pare un fervente supporter di questi nuovi moti rivoluzionari e non mancherà di sottolinearlo anche davanti all’enclave ecclesiastica dell’abazia, durante una tormentata cena, suscitando scandalo e indignazione.

Il problema è che i suoi denari hanno rappresentato la più grossa fetta di reddito per lo scriptorium (il luogo dove i miniaturisti operano) e di conseguenza per l’istituzione religiosa, tale da essere legata a doppia mandata a questa entrata, tanto più che con l’invenzione dei caratteri mobili 70 anni prima grazie a Gutemberg, questo tipo di pratica risulta in disuso e troppo onerosa, anche se capace di un’eleganza ineguagliata da qualsiasi artefatto meccanico.

Nella nostra routine quotidiana di miniaturista incontreremo diversi personaggi iconici, sia in Tassing stessa, dall’accezione ovviamente più volgare e popolana, ma anche più aperta di cuore (tanto che saremo ospitati proprio da una famiglia locale), come nell’abazia o nel convento di benedettine adiacente, alcuni personaggi dalla cultura più elevata e nostri punti di riferimento per una crescita interiore, altri decisamente più meschini e poco virtuosi.

In tale ambito un anziano miniaturista, fratello Pietro, ha con noi un legame particolare e più intimo, e uno stile grafico sicuramente più arcaico ma anche, forse per l’età, meno lesto, tale che lo fa essere in ritardo con i lavori commissionati proprio dal Barone Lorenz che decide di impeto di affidare a noi il completamento dell’opera, anche in funzione della simpatia mostrata nelle nostre precedenti chiacchierate (almeno nella linea ludica seguita dal mio personaggio).

Una sera, però, una mano misteriosa decide di pugnalare il Barone alle spalle e, sfortunatamente, è proprio Pietro a ritrovarlo morente: abbiamo quindi un movente e un possibile assassino, anche se vi sono molti dubbi sull’effettiva capacità fisica dello stesso di sopraffare il Von Rothvogel e sarà compito nostro, nei 2 giorni successivi, nel raccogliere prove e testimonianze per cercare di scagionare il nostro amico (o confermare la sua colpevolezza).

Si apre quindi l’impianto investigativo del titolo Obsidian, che sarà, per i 25 anni narrati successivi, la costante, anche quando ci sembrerà che la produzione sterzi verso dinamiche differenti, resteremo sempre ancorati a eventi tragici e decisioni difficili, con un velo di mistero e delle ombre indefinite (testimoniate da elaborati bigliettini che ogni tanto troveremo con inviti imperativi a “smetterla” con le nostre curiosità) che saranno la portante di tutta la partita.

L’intreccio tra religiosità, indefinito e soprannaturale, sarà una costante, lo stesso Maler avrà spesso sogni in cui in una sorta di piazza, simile a un aula di tribunale ma con sfumature anche di Agorà greca, dovrà confrontarsi con le sue azioni, i suoi rimorsi e le sue paure, con figure che rappresentano vari aspetti della sua vita che gli renderanno conto di quello che sta combinando.


UN UNIVERSO LENTO E RELIGIOSO


Pentiment nel suo genere è unico. Non lo definirei un’avventura grafica, non essendo assolutamente solo questo, ma avendo qualcosa del genere: prende una sfumatura dell’esperienza RPG, ad esempio nell’introduzione del personaggio in cui è possibile selezionare un background tra diversi attitudini sia di linguaggio (che lingue conosce) sia geografiche, che di studi utili a sbloccare possibilità nuove nei dialoghi.

In alcuni particolari momenti, inoltre, ci sarà una sorta di lancio di dadi virtuale per convincere taluni personaggi a effettuare specifiche scelte e le possibilità di successo saranno inversamente proporzionali ad alcune attitudini avute in passato elencate in una finestra laterale prima di effettuare “il tentativo”: le spunte blu saranno indizi positivi, mentre quelle rosse negative.

Il fulcro, però, è l’interazione e la componente investigativa: i personaggi che incontrerete sono numerosissimi, tutti comunque elencati (per fortuna) in un utilissimo diario che conserva anche una mappa e l’elenco delle missioni attive: le scelte che adopererete non avranno un valenza di giusto o sbagliato, non saprete se chi accuserete di un reato sia veramente l’autore, ma è più un gioco di conseguenze e intrecci, con un finale che chiarirà, ovviamente, la vostra condotta.

Il resto del gameplay, se si escludono alcuni minigiochi non particolarmente impegnativi e utili a creare varianti ai numerosi dialoghi, non offre poi molto, l’esplorazione degli ambienti, che vogliono evidentemente rifarsi alle stampe medioevali, è incanalata in binari e sentieri predefiniti, non si rischia mai di trovarsi, insomma, persi o bloccati.

Forse proprio questo aspetto risulta il più critico, nella vicenda di Tassing e Kiersau il giocatore si sentirà allo stesso tempo soggetto attivo (con la selezione delle risposte) che soggetto passivo, nel senso che la nostra interazione sarà comunque limitata ad alcuni eventi specifici mentre molto del resto della vicenda sembra segua un filo storico che procede indipendentemente da noi, quasi un racconto che ci viene fatto, più che una storia che siamo in grado di plasmare.

Questo aspetto, in realtà, anche se effettivamente provato e commisurato all’esperienza, è però non completamente vero in senso estensivo: i canali narrativi sono moltissimi, vi potrete trovare in duelli d’onore, tresche con suore nei meandri di una biblioteca, avvenimenti inaspettati, il tutto in funzione di una certa rigiocabilità, se avrete il coraggio di ritornare a indagare sui misteri di Tassing (e capirete perchè sto scrivendo “coraggio” tra poco), ma incanalata in una struttura deterministica.

Probabilmente non sarà così, ma in tutto ciò ho visto un ammiccare al sentimento protestante latente, non è conclamato, è lasciato deliziosamente in sottofondo, ma potrebbe benissimo essere una sensibilità che potrei aver travisato.

Proprio per questo, e per la già citata non consapevolezza delle conseguenze, si perde però un po’ il piacere di aver avuto una buona intuizione e più che un prodotto sfidante, base del divertimento ludico, abbiamo un videogioco eccessivamente narrativo, anche se con un costrutto storiografico che vi farà apprezzare ogni centimetro di Pentiment.

I dialoghi seguendo l’estetica medioevale, e non potendo essere saltati, su un titolo che dura circa 25 ore, a un certo punto diventano necessariamente noiosi, seguendo un ritmo molto strutturato e formale, lento, didascalico, tanto che sono arrivato al punto di sperare che cliccando sullo specifico personaggio non si aprisse la tiritera del “Dio vi benedica, Andreas, è un piacere vedervi che possa il signore proteggervi” tanto per simulare il genere di “religiosità” ridondante che dovrete affrontare.

Di notevole impatto, invece, lo studio della tipografia: non credo di aver mai trovato un prodotto che adatti il tipo di stile di scrittura al personaggio, o meglio al rango, dell’individuo con cui converseremo, tanto che passeremo da un corsivo spoglio per la parte più volgare della popolazione, al ricco gotico del clero o delle suore istruite, con tanto di evidente diversa mano di stesura e la presenza di alcuni errori formali che vengono poi corretti nel corso della composizione del testo.

Anche nella modalità di scrittura tipografica si nota come Obsidian abbia fatto del dettaglio, o meglio della ricerca della verità storica (in un villaggio che risulta inventato come Tassing, badate bene), uno dei cardini: Magdalene Druckeryn figlia di un tipografo converserà con il testo completamente formato immediatamente e in sottofondo il rumore della pressa da stampa, Otto Zimmermann, un contadino che sarà a capo di una rivolta, vedrà una scrittura in corsivo semplice man mano formarsi in maniera repentina (per sottolineare l’animosità), mentre per l’abate Gernot di Kiersau avrà uno stile pacato e più formale, per sottolineare il diverso rango.

Tutto questo simula in maniera più che convincente l’illusione che tutto quello che stiamo vivendo sia sapientemente riportato da un amanuense e che la vicenda sia in fase di stesura in una cronaca medioevale “virtuale”.

Il tutto trova la sua traduzione in Italiano, di cui ho intercettato solo raramente qualche imprecisione.


TECNICA


Sistema Prova:
Steam Deck

Capita in un portale che si chiama Pc Gaming Vault che un titolo di questo calibro grafico venga provato su Steam Deck, principalmente.
Avrei potuto ritestarlo su un Pc, o quanto meno riprogrammare la mia esperienza per lo più su piattaforma Windows, ma non ho voluto, per un dato di fatto evidente, non sarebbe servito: la resa sul piccolo schermo che ha un computo di PPI superiore a qualsiasi monitor 4K, pur portando a schermo una risoluzione di 1280×800, è già di per se notevole, una macchina con capacità infinitamente più elevate non avrebbe cambiato molto la solfa.
Pentiment gira praticamente ovunque, non ho mai visto cali di frames e l’estetica è decisamente pertinente.

A livello sonoro, musiche piacevoli, ma il massimo lo si raggiunge nella chiesa di Kiersau con i canti gregoriani tipici che danno un’atmosfera incredibilmente mistica, o con i due cantori alla locanda che mi hanno regalato una melodia, credo tipica del periodo, che segnerò come momento tra i più sonoramente piacevoli che mi sia capitato da diversi mesi.

In famiglia, non appena hanno intonato le prime note tutti si sono fermati a guardarmi!

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