Company Of Heroes 3 Review

by Francesco Viscardi
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Sviluppatore:Distributore:Versione testata:Costo:Data rilascio:
Relic EntertainmentSEGASteam59,99 Euro23/02/2023

Quello degli strategici è un genere quasi sacro per i videogiocatori, un qualcosa che annovera tra le proprie file alcune delle saghe più leggendarie dell’intera industria. Age of Empires, Total War e molte altre ancora: le radici alla base degli strategici sono infatti decisamente solide e si snidano per diverse decine di anni di storia.
Come Company of Heroes 3,il videogioco con cui il publisher SEGA e il team di sviluppo Relic Entertainment vogliono rinnovare le ambizioni della serie, dopo il convincente esordio del primo capitolo e la prova di maturità rappresentata dal suo successore.

L’intenzione non era quella di attuare degli stravolgimenti, d’altra parte si parla di un genere, quello degli strategici in tempo reale, in cui è molto difficile farlo. Affinare ed espandere sembrano essere state le parole d’ordine che hanno guidato la realizzazione dell’esperienza, che in tal senso ha giovato anche di un proficuo rapporto tra i membri di Relic e gli sviluppatori di mod.

C’è quindi tutto quello che ha decretato, sin qui, il successo dell’IP: un impianto di gioco accessibile ma ricco di opzioni. Un’impostazione sì strategica, ma non simulativa, per un’esperienza profonda ma non necessariamente complessa e, ultimo ma non per importanza, un background storico che mantiene inalterato il proprio fascino (parliamo della Seconda Guerra Mondiale).

Sappiate inoltre che c’è un nuovo modo attraverso cui questi elementi vengono proposti: si tratta della campagna dinamica, che fornisce all’esperienza più classica una sovrastruttura alla Total War, con tanto di mappa estesa e sistema a turni. Il tutto, tra l’altro, senza rinunciare a una proposta più tradizionale, composta da missioni in serie.


SUL CAMPO DI BATTAGLIA.


E iniziamo proprio da quest’ultima, nella nostra analisi sull’offerta della produzione di Relic Entertainment. Scendere sui sabbiosi campi di battaglia del Nord Africa, soffrendone le temperature infuocate e le inclementi tempeste, alla guida degli Afrikakorps di Erwin Rommel, è il modo migliore per prendere confidenza con l’interpretazione del team di sviluppo degli strategici in tempo reale.
Nelle intenzioni del team la campagna nordafricana avrebbe dovuto avere una certa valenza dal punto di vista narrativo, raccontando, oltre alla guerra, la difficile vita della popolazione civile nella Libia occupata dai tedeschi. Il fatto che queste storie però siano totalmente slegate dal gameplay e vengano messe in scena con sequenze d’intermezzo piuttosto povere ne assottiglia l’impatto emotivo.

Le vicende migliori sono quelle che aprono e chiudono le missioni, con la voce dello stesso Rommel che descrive gli accadimenti. Al netto di qualche incoerenza, il feldmaresciallo viene prima presentato come impareggiabile stratega, poi le sue capacità vengono assai ridimensionate, la rappresentazione dei due lati di questa figura (l’uomo e il generale) è in ogni caso efficace, pur non essendo particolarmente profonda. L’impianto narrativo non è comunque che un mero accompagnamento, il collante necessario per mettere insieme una serie di missioni, che culminano con la prima battaglia di El Alamein.
Discutibile in tal senso la scelta di non dar spazio anche ai fatti successivi, dall’arrivo al comando inglese di Bernard Montgomery, passando per il secondo scontro di El Alamein, fino alla conseguente conclusione del conflitto in Nordafrica. Ciò che maggiormente conta in un RTS è la profondità dell’esperienza di gioco e in questo Company of Heroes 3 fa tutto molto bene, seppur con qualche piccola ingenuità.

Come detto in apertura, l’esperienza indossa un intelligente travestimento, sembrando più simulativa di quanto effettivamente sia. Tale impressione è convogliata da una pletora di elementi, che rende il gameplay molto ricco e sfaccettato, anche se all’atto pratico risulta meno impattante di quanto si potrebbe pensare. Per esempio, la prima cosa che Company of Heroes 3 insegna è usare le coperture quando si muove la fanteria. Esistono anzitutto i ripari leggeri, che durante uno scontro possono cedere e lasciare scoperti i soldati, e quelli pesanti, assai più solidi: è buona norma utilizzarli, sicuramente, ma a differenza di altri congeneri non sono quei due secondi in cui si resta scoperti a causare la dipartita dell’unità.

Questo discorso si allarga a tante altre situazioni che possono verificarsi nel corso di una battaglia. Imbattersi in un carro nemico quando non si hanno a disposizione armi per contrastarlo non è una immediata sentenza di morte, sebbene ritirarsi sia comunque l’opzione migliore. Restando in tema, una granata o un proiettile sul retro del mezzo, dove la corazza è meno spessa, non implicano la sua distruzione. E ancora, un bombardamento di artiglieria può essere davvero letale, ma trovando riparo e muovendosi in tempo è possibile salvarsi e contenere i danni.

Dov’è che Company of Heroes 3 fa la magia, rendendo emozionante ogni battaglia? Nell’invogliare sempre e comunque il giocatore a sfruttare qualunque abilità in possesso delle proprie unità, pur senza punirlo immediatamente qualora non lo facesse. Gettare fumogeni contro le postazioni nemiche per evitare, ad esempio, che un cannone anticarro prenda di mira il proprio Tiger sa essere molto soddisfacente, così come lo è sfruttare la mimetizzazione delle forze speciali USA per piombare alle spalle degli avversari. C’è poi la possibilità di riempire di mine la strada che sappiamo verrà attraversata dall’altro schieramento, per poi bombardare i mezzi impossibilitati a muoversi.
Qualunque tattica bellica possa venirvi in mente, qui è applicabile, e il merito è tutto degli sviluppatori, che hanno dotato praticamente ogni unità di molteplici opzioni e hanno creato mappe e missioni che spingono genuinamente a provarle tutte. Questa profondità così ben dosata, soddisfacente e in grado di divertire è ciò che realmente impreziosisce quella che è un’esperienza ludica interessante e non punitiva. Il gioco funziona benissimo quando si sfrutta il micro management delle unità, con la pausa tattica che consente di dare ordini ad azione ferma, ma anche quando si lascia che sia l’IA a gestire le situazioni più semplici.

Spiace solo che le strategie non cambino poi molto a seconda della fazione selezionata: pur essendo dotati di unità uniche, infatti, i vari schieramenti vanno dispiegati adottando approcci sostanzialmente simili. Che si punti sull’aggressività dell’esercito degli Stati Uniti, sui corazzati degli Afrikakorps, sulla versatilità delle forze britanniche o sulla solidità della Wehrmacht, non si percepisce una grande differenza di fondo. Generalmente è sempre una buona idea accompagnare a un paio di squadre di fanteria un mezzo corazzato, meglio ancora se dotato di armi anticarro; se poi, dal retro, è possibile utilizzare un obice, o un veicolo lanciarazzi per sbloccare situazioni in cui si resta inchiodati dal fuoco degli avversari, allora è ancora meglio.


LA CAMPAGNA ITALIANA


Quando questo impianto viene inserito all’interno della campagna dinamica, ambientata nel sud Italia, le cose si fanno ancora più interessanti. Il primo impatto con la versione made in Relic della struttura vista in diversi giochi del genere 4X non è dei più promettenti. Oltre al poter spostare le proprie compagnie sulla mappa, battagliare con quelle nemiche, in scontri risolvibili anche automaticamente e non necessariamente mediante il gameplay in tempo reale e conquistare insediamenti (alcuni automaticamente, altri attraverso missioni apposite), l’impressione è che non si possa fare molto altro. Fortunatamente, a seguito delle fasi iniziali, le considerazioni su questa componente cambiano e in positivo.

Per arrivare a Roma, obiettivo dell’avanzata alleata, occorre fare molto di più che spostare segnalini in giro. Ci si accorge presto che ogni struttura conquistata ha la sua funzione, che le compagnie hanno delle abilità da sfruttare direttamente sulla mappa; così come si realizza che progredire secondo le proprie tattiche sia possibile.
Dalla Sicilia ad esempio possiamo puntare direttamente sulla capitale, avanzando con poche compagnie in maniera travolgente, ma con il rischio di sbattere contro le linee difensive meglio imbastite; o si può procedere più metodicamente, liberando le grandi città del sud, da Potenza a Salerno, da Bari a Foggia, per assicurarsi maggiori risorse e quindi schierare un esercito ben nutrito ed equipaggiato. In base alle scelte fatte, inoltre, si ottengono bonus dai tre comandanti che ci accompagnano durante la campagna, ognuno con il suo credo tattico.

Passato qualche turno si finisce in un loop da cui è difficile uscire, al netto della consapevolezza dei limiti dell’esperienza rispetto ad altre produzioni simili. Parliamo di piccole ingenuità, come l’atteggiamento rinunciatario del nemico, che raramente contesta le conquiste del giocatore, permettendogli di concentrarsi solo sull’attacco e quasi mai sulla difesa; o la comparsa di obiettivi secondari che in quel particolare momento, magari per la semplice lontananza sulla mappa, non sono perseguibili. Prima di avanzare in un territorio nascosto può essere utile eseguire una ricognizione dell’area, ma a patto di aver conquistato un aeroporto vicino.

Una volta individuati eventuali nemici, perché non decimarli con l’artiglieria e poi dritti con le unità d’assalto verso la città occupata? Le missioni che ne accompagnano la liberazione sono tante, varie, e per qualità e durata simili a quelle della campagna regolare. Non si tratta insomma di schermaglie da risolvere rapidamente, come invece avviene quando bisogna conquistare insediamenti di medie dimensioni. Ad ogni modo, l’offerta congiunta di entrambe le modalità, con la campagna dinamica che peraltro ha un grande fattore di rigiocabilità, rende Company of Heroes 3 una produzione massiccia, su cui poter spendere decine di ore di divertimento strategico.

Vale la pena spendere due parole su come funziona la liberazione delle varie città. La maggior parte di loro potrà essere conquistata semplicemente spedendoci vicino le nostre armate, tutt’al più dovendo aspettare alcuni turni a seconda del livello di difesa della città. Se invece la città è presidiata da forze nemiche, in tal caso partirà una schermaglia in tutto e per tutto identica a quelle in cui ci imbatteremo dovessimo incontrare armate nemiche per strada. E sebbene ci sia una buona varietà di mappe e scenari, dobbiamo ammettere che queste schermaglie tendono a diventare ripetitive piuttosto in fretta a causa anche di una IA non certo brillante, che anche alla difficoltà più alta non offre una sfida interessante; se uno usa la pausa tattica, poi, penso onestamente che sia impossibile perdere.

Per carità, è presente anche la risoluzione automatica, ma è spesso e volentieri la scelta meno conveniente. La scarsa saggezza dell’IA si riflette anche nella mappa della campagna, dove spesso e volentieri il nostro informatico rivale utilizza gli aerei a solo ed esclusivo fine di ricognizione: questo ci è parso doppiamente strano se pensate che nella beta iniziale non si faceva problema alcuno a spedire tonnellate di bombe sulle nostre forze.


BELLO DA VEDERE…E DA GIOCARE.


Sistema Prova
Processore: Intel I7 13900K 6 Ghz
Scheda Grafica: ASUS ROG STRIX 4090
Ram: Corsair Dominator Platinum DDR5 6200 Mhz 64 GB
Archiviazione: Samsung M2 980 PRO 1 TB

Se l’esperienza di gioco è così appassionante è anche grazie a un comparto tecnico che rende le battaglie vivide, spettacolari, grintose. Oltre alla buona direzione artistica infatti, ogni soldato di un’unità è diverso dall’altro e in generale il livello di dettaglio complessivo è piuttosto elevato. Le texture si difendono bene ma è soprattutto la gestione della fisica a brillare.

Riesce d’altronde a far percepire l’impatto di ogni colpo, il furore delle sparatorie, complice anche la distruttibilità ambientale. L’impeto degli scontri stravolge i campi di battaglia, anneriti e bruciati dalle esplosioni, con gli edifici che progressivamente si sfaldano, devastati dall’artiglieria e dai carri. E i suoni della guerra, tra mitragliate e fischi, sono i punti forti di un comparto audio di grande efficacia. Il matchmaking non ci è stato particolarmente amico, pertanto non abbiamo potuto provare in maniera intensiva il multiplayer. Consta, comunque, di due modalità, affrontabili in numero vario di utenti.

Nella prima si ottiene la vittoria semplicemente distruggendo le forze avversarie, nella seconda invece il trionfo arriva con l’ottenimento di tre punti di controllo, che fanno progressivamente ridurre l’indicatore del nemico. Niente di particolare e niente che non si sia visto già nei precedenti capitoli della serie, e sebbene un paio di opzioni di gioco in più sarebbero state gradite non ci sentiamo di farne un grosso problema.
È quindi tutto oro quel che luccica? Non proprio, anche se ci siamo tutto sommato vicino. Nel corso delle ore di gioco ci siamo infatti imbattuti in più di un bug grafico e anche in un paio di crash. Nulla su cui porre più di tanto l’attenzione, ma giusto le classiche défaillance da segnalare, ma che non inficiano più di tanto sulla indiscutibile qualità complessiva di un’opera come Company of Heroes 3.

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Patrick Grioni
Amministratore
1 anno fa

Gran bel titolo, un pensierino ce lo faccio.

Michele
Michele
1 anno fa

Non il mio genere sicuramente , ma lo proverò ✅

Vincenzo Gentile
Vincenzo Gentile
1 anno fa

Bè, bando a qualche piccolo bug ed imprecisione qui e lì mi sembra un gran bel titolo.
Sicuramente lo andrò a recuperare prossimamente.