Beyond a Steel Sky Review

by Andrea Galli
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Sviluppatore: Revolution SoftwareVersione testata: SteamCosto: 29,99Data rilascio: 16/7/2020

La grande domanda alla quale questa recensione tenterà di dare risposta è la seguente:

Sarà in grado questo sequel di superare o, quantomeno, eguagliare, i fasti di un predecessore che grazie anche ai disegni di un tanto inspirato quanto iconico Dave Gibbons conquistò pubblico e critica e rese popolare nel settore videoludico la casa sviluppatrice Revolution Software?

Non temete, non sarete costretti a perdervi nelle sabbie mobili di prolisse e sfibranti analisi per avere una risposta a tal quesito in quanto anticipiamo subito che la sentenza sarà negativa: 26 anni di attesa per vedere alla luce un nuovo capitolo, seppur con una veste 3D del tutto nuova, meritavano un risultato diverso.

Premessa, non si tratta di avere l’asticella delle aspettative troppo alta poichè anche prima della pubblicazione dei seguiti di Broken Sword ( per citare il cavallo di battaglia del medesimo studio ) avevamo l’acquolina in bocca ma il palato, in quel caso, fu soddisfatto, in questo caso ci sono dei limiti oggettivi su cui ci soffermeremo successivamente che rendono il tutto, per restare nella metafora, un po’ come alzarsi da tavola non avendo mangiato male ma senza quella sensazione di appagamento e soddisfazione che rende un qualcosa memorabile.


Ambientazione e storiografia


Beyond a Steel Sky ci vede nuovamente nei panni di un invecchiato Robert Foster, nella sua tranquilla nuova vita nella quiete della radura dove il suo compito sarà unicamente ispirato dalle esigenze della sua “tribù” di riciclatori.

Il suo amico e sua creatura, Joey, l’abbiamo lasciato placido alla guida di Union City,: la vicenda ha un’accelerazione quando il figlio del suo amico Max, Milo, viene rapito da una creatura meccanica, dinamica che riporta Foster a dover tornare a Union City per ritrovarlo.

Qui capisce che c’è qualcosa di terribilmente sbagliato in città, Joey non ne è più a capo, ma sembra che un fantomatico Consiglio ne abbia acquisito le redini, rinnovando completamente l’ambientazione che abbiamo trovato in Beneath a Steel Sky col dispotismo di LINC.

Le interazioni con i personaggi hanno un malcelato velo di ostilità e contrasto, quasi che non vi sia l’intenzione di aiutare se non con estrema reticenza, che amplifica la viva sensazione che vi sia qualcosa da nascondere, qualcosa da non poter rivelare.

Sicuramente un contesto che ha il suo motore narrativo e la sua eleganza nel riproporre il tema, presente anche nel primo capitolo, di critica alla società capitalistica che non sa più legarsi in “società” sull’altare dell’individualismo.


Interfaccia e meccaniche


Partiamo dall’interfaccia fisica di gioco, il solo utilizzo del mouse non è contemplato e questo già ai puristi Old Style dei punta e clicca può far storcere il naso benchè ormai si contino sulla punta delle dita progetti che non prevedano per movimentare il personaggio l’ausilio della combo di tasti w/a/s/d; con il tasto destro del mouse si potrà interagire con gli oggetti e le persone che abitano Union City, basterà cliccarci sopra per far comparire una tendina con all’interno tutte le interazioni disponibili, ma non abbiate timori se volete godervi l’esperienza spaparanzati sulla vostra amata poltrona gaming potete usare, in alternativa, un controller. (Nota personale: se proprio volete farvi male)

Passando alle meccaniche e dinamiche di gioco, come ogni punta e clicca che si rispetti, la fase principale del gameplay è incentrata sull’andare a scovare gli oggetti e i dialoghi nascosti che ti permetteranno di proseguire nella storia che riprende e sviluppa il capitolo del 1994; essendo un’avventura grafica, il grande numero di diramazioni che compongono i dialoghi è degno di nota, ed i personaggi ben caratterizzati e variegati nella loro disomogeneità.

A volte, però, capita di dover ricorrere ad una dose frustrante di backtracking per sbloccare determinati dialoghi senza i quali non è possibile procedere, saltando come non ci fosse un domani anche interazioni potenzialmente interessanti che darebbero spessore e profondità all’opera ma, in concreto, fini a se stessi non essendo utili al proseguimento dell’avventura.

Spendiamo due parole specifiche per una novità rispetto a Beyond a Steel Sky, cioè le sezioni hacking in cui grazie ad uno scanner acquisito durante le prime fasi di gioco saremo in grado di riprogrammare vari dispositivi elettronici a nostro vantaggio; seppur questa idea consenta maggiore interazione con l’ambiente che ci circonda e frammenti il gameplay risulta ostica da metabolizzare in quanto, ad esempio, per far interagire fra loro diversi dispositivi occorre una precisione chirurgica nel posizionamento del personaggio nel giusto luogo dell’ambientazione: bastano anche pochi centimetri e si rischia di non trovare la soluzione logica ad un puzzle più per una questione di meticolosità tecnica che per errori di interpretazione.


Una buona narrazione, rovinata dalla dozzinale tecnica.


Il vero punto dolente è il comparto tecnico: il motore grafico Unreal Engine 4 miscelato con del cel-shading lascia veramente a desiderare: caratteri monoespressivi, animazioni ai minimi storici,  ombre non definite, nessuna cura dei dettagli, stuttering qua e la.
Sarà forse una scelta voluta trascurare questo aspetto a vantaggio della sceneggiatura? Ai posteri l’ardua sentenza, sicuramente si nota uno scostamento evidente tra la resa visiva e le ambizioni narrative, non in grado di supportare fino in fondo quel sano processo di credibilità nella finzione.

Quantomeno grazie ai disegni ed alla direzione di Dave Gibbons le ambientazioni ed i personaggi risultano gradevoli, ben costruiti e consentono di immergerci in ciò che stiamo facendo.

Il comparto sonoro va un po’ meglio ma siamo sulla sufficienza, apprezzabile nulla di più.

A completare il tutto diversi bug e glitch che sicuramente saranno sistemati con una patch, pensate che nel nostro caso un personaggiosi è incastrato dentro un tavolo e non era più possibile interagirci, se non fosse che costituisse un dialogo basilare per il proseguo.

La longevità è quella classica di un punta e clicca, forse anche meno, l’abbiamo terminato in 6 ore senza ricorrere a walktrough anche perchè il grado di difficoltà è risultato medio basso e lo svolgimento lineare.
Non ci sono side quest e sebbene sia possibile viaggiare da una parte all’altra di Union city non si ha mai la sensazione di essersi smarriti o di non sapere cosa fare anche perché è presente un sistema di help interni che in caso di problemi fornisce aiuti a gradi sino all’intera risoluzione dell’enigma.


Conclusioni


PROCONTRO
è un punta e cliccaComparto tecnico non accettabile se parametrato al prezzo di vendita
Dietro c’è cmq Dave Gibbons
Si finisce troppo in fretta e troppo facilmente
Le tematiche sono molto profonde ed i dialoghi ben congeniati
Dopo tanta attesa era lecito aspettarsi qualcosa di meglio

Beyond a Steel Sky meriterebbe due valutazioni distinte: una riservata ai nostalgici del primo capitolo, che hanno automaticamente quel bonus dovuto al ricordo di quello che fu Beneath, e quindi sono pronti a passare oltre alcune imperfezioni tecniche in funzione di un’ulteriore scorrazzata in Union City, mentre un’altra che prende in esame più oggettivamente un prodotto che si deve confrontare con avventure grafiche che hanno risultanze migliori nell’insieme tecnico-narrativo.
Quindi mediamente ci sentiamo di assegnare 3 stelle, valutazione sospinta dai disegni di Gibbons e dalla direzione del creatore di Broken Sword, Charles Cecil, anche se l’opera avrebbe forse meritato ben altre ambizioni.

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