Il cambiamento può rovinare il videogioco?

by Zethras Gorgoth
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Bentornati amici del Vault in questa nuova puntata della rubrica Video Riflettendo.

Oggi l’argomento che affrontiamo non è particolarmente spinoso, almeno non nel senso che lo si potrebbe intendere normalmente. Non è nemmeno qualcosa che salta all’occhio della cosiddetta “opinione pubblica” e non è uno di quei fenomeni che fanno parlare troppo a lungo. Perchè parlarne, dunque? La risposta a questa domanda è tanto semplice quanto in realtà complessa. Già, perchè purtroppo si tratta di un argomento che la maggior parte dei videogiocatori tende ad ignorare o, nei casi peggiori, a far passare sotto silenzio, e questo semplicemente perchè fa comodo ed è più facile guardare dall’altra parte che affrontare il problema. Ma se quest’ultima frase rappresenta una tendenza che purtroppo contagia molte persone anche al di fuori del medium videoludico, il problema che vogliamo sviscerare oggi è un po’ più circoscritto. Prima di arrivare al punto, però, proviamo ad analizzare la situazione alla larga, arrivando un passo per volta al nocciolo di questo frutto marcio.

Facciamo un passo indietro, e più precisamente al primo episodio di questa rubrica. Ve lo ricordate? Nel corso di quell’editoriale abbiamo parlato di quanto il cambiamento fosse fisiologico nell’industria dei videogiochi, in quanto porta all’evoluzione e, quindi, in linea di massima al miglioramento. Ma è davvero così? In effetti, se ci si sofferma a riflettere per qualche momento, ci si potrebbe ritrovare a considerare che forse non è proprio così, ma questo dipende unicamente dal fatto che i videogiocatori, o per lo meno una fetta consistente della community, non sono in grado di guardare al futuro e rimane invece ancorata al proprio passato, osannandolo e incensandolo come perfezione assoluta, quasi come un oggetto di culto. Non ci credete? Allora vi invitiamo a pensare ad alcuni fenomeni esterni al mondo dei videogiochi, per guardare la questione con occhi differenti.

Prendiamo ad esempio la serie anime di Dragon Ball. Il character design è cambiato, divenendo più moderno, e il doppiatore di Son Goku è cambiato dallo storico Paolo Torrisi, morto nel 2005, a Claudio Moneta. Il risultato? Un marasma mediatico e accuse verso la nuova serie di fare schifo perchè gli elementi classici erano stato soppiantati da quelli moderni.

Oppure potremmo guardare alla serie di film di Fast&Furious. Nel corso degli anni la serie ha subito una virata sempre più marcata verso l’azione, discostandosi sempre di più dal tema delle corse clandestine e degli agenti sotto copertura. E il risultato qual è stato? “Ah, i nuovi film fanno schifo, i primi tre sono gli unici veri Fast&Furious”.

Vi preghiamo di perdonarci questa digressione, ma pur non essendo strettamente legata al medium che tutti amiamo, riteniamo che possa aver centrato il punto con triste chiarezza. E purtroppo il mondo dei videogiochi non è affatto estraneo a questo fenomeno, anzi, di esempi ce ne sono a iosa e si potrebbe passare ore, forse perfino giorni, a parlarne. Assassin’s Creed, Resident Evil, Final Fantasy, Tomb Raider, e molti altri. In ognuno di questi casi si tratta di serie che hanno avuto il coraggio di evolversi in direzioni che erano ben distanti dagli stilemi dei rispettivi generi, e che si sono reinventate. A volte in negativo, certo, ma il punto della questione è un altro.


I videogiocatori, nel tempo, hanno disimparato ad apprezzare le novità e sono rimasti inchiodati al passato, che continuano a guardare ostinatamente come simbolo di perfezione. Ed è qui che vogliamo invitarvi a riflettere, proprio su questo punto, perchè vorremmo che vi rendeste conto che questo atteggiamento è pericoloso e potenzialmente dannoso per l’industria videoludica, in quanto promuove un attaccamento morboso alle origini, ostracizzando l’evoluzione e il cambiamento, spesso visti come simbolo di peggioramento, quando dovrebbe essere l’opposto. Del resto, spesso l’evoluzione è sintomo di comprensione dei propri limiti, e del fatto che non si è più in grado di dire nulla nella propria condizione attuale. Quanto avrebbe retto ancora una saga come Assassin’s Creed, rimanendo al proprio schema di gameplay rimasto pressochè invariato nel corso degli anni, dal 2007 al 2015? Quanto successo avrebbe potuto avere un gioco con l’impostazione di Resident Evil, con inquadrature fisse e controlli tank, in un panorama videoludico odierno, dove i nuovi videogiocatori ripudiano la sfida e vogliono qualcosa di più accessibile?


Il medium videoludico, del resto, non è rimasto fermo agli anni 90, e quelli che all’epoca erano ragazzini oggi sono adulti, più capaci, con possibilità maggiori. Ma contemporaneamente sono nate nuove generazioni di videogiocatori, e noi crediamo che il mercato dei videogiochi, che apprezzano prodotti più moderni, più rifiniti ed accessibili. Vorremmo invitarvi a riflettere su questo argomento, e nel farlo vi invitiamo a commentare qui sotto e sulla nostra pagina Facebook, in modo da poter condividere tutti insieme le rispettive vedute.

Da PC Gaming Vault è tutto, buon fine settimana.

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