Epic Game Store: quando costringere alla fedeltà può portare al fallimento

by Zethras Gorgoth
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Nell’ultimo periodo, che in realtà copre un arco temporale di diversi mesi, e perfino qualche anno, si è parlato moltissimo di Epic Games Store, con fortune alterne. Molto del parlare che si è fatto del servizio cloud offerto dalla software house americana ha riguardato la sua aggressiva, e per molti deleteria, strategia di mercato per l’accaparramento dell’egemonia nel settore digital delivery, un monopolio che senza volerci girare troppo intorno appartiene in buonissima parte a Valve con il suo servizio Steam, ad oggi uno se non IL sistema di digital delivery per il gaming più sfruttato nel medium. Buona parte della strategia di mercato di Epic Games, lo saprete di sicuro, si è focalizzata sul regalare con cadenza regolare giochi più o meno popolari, nel tentativo di fidelizzare l’utenza con l’intento, forse utopico, di farla migrare in massa ai danni di Steam o di altri servizi cloud come Origins, uPlay o GOG Games. Un’altra consistente fetta delle azioni della software house, invece, riguarda il tentativo a tratti perfino compulsivo di accaparrarsi esclusive sui giochi in uscita, proponendo commissioni migliori agli sviluppatori ed assicurandosi in tal modo una buona fetta di utenza, perché è la logica stessa a dirlo: se il gioco più ambito del momento è presente solo sulla tua piattaforma, l’utente interessato dovrà forzatamente installarla e sfruttarla se vorrà godere dell’oggetto del proprio desiderio, sia esso un Metro Exodus, un Kingdom Hearts o un qualunque altro titolo di punta. Ma la domanda che viene da porsi in questo caso è: la strategia di Epic Games funziona davvero?

Vi diamo subito la risposta, amici del Vault: sembrerebbe proprio di no. E non siamo noi a dirlo, sono i fatti concreti, supportati da alcune dichiarazioni oggettive fatte da parte di Apple, che nel corso della causa legale contro Epic Games iniziata l’anno scorso ha fatto emergere alcuni dati che per la software house americana sarebbero a dir poco preoccupanti, per non voler usare termini ben peggiori e catastrofici. Ma cosa è successo, quindi? Ebbene, stando alle dichiarazioni del rappresentante di Apple, Epic Games avrebbe perso 183 milioni di dollari nel solo 2019, e si stima che alla chiusura dell’anno fiscale 2020 il conteggio salirà ulteriormente, con una perdita prevista di altri 273 milioni. Ma non è tutto, perchè pare che nel corso del 2020 siano stati investiti 400 milioni di dollari da parte di Epic Games, che ne avrebbe visti tornare indietro solo 401. Un guadagno che, ci sentiamo di dirlo, è a dir poco irrisorio nonché irrilevante, che lascia ben comprendere come la situazione sia a dir poco nera come la pece.

E ancora non è tutto, perchè oltre a confermare questi dati, Epic avrebbe dichiarato che prevede di perdere altri 139 milioni nel corso del 2021. Giustizia karmica, direbbero alcuni. Semplice logica, diciamo noi. Ma volendo soprassedere sull’astio che questo o quell’utente potrebbe avere per la software house americana, cerchiamo di analizzare la situazione con occhio più critico e cerchiamo di capire cosa possa aver comportato questo naufragio, e quali conseguenze possa portare nel futuro prossimo e meno prossimo.

Chi scrive non ha mai fatto mistero del proprio disprezzo verso la strategia di mercato di Epic Games Store, ritenendola a tratti perfino definibile concorrenza sleale, oltre che lesiva per il mercato del gaming. Ma tolto questo, bisogna essere umili e obiettivi, e riconoscere che la strategia imbastita da Epic Games non è di quelle che paga. Ed il motivo è presto detto, amici del Vault. Ciò che ha fatto EGS fino a questo momento è stato cercare una fidelizzazione compulsiva dell’utenza mediante regali su regali, giochi del valore anche di 60 o 70€ regalati in quantità indefinita. Questo, almeno nelle idee della software house, avrebbe dovuto portare l’utenza ad una migrazione massiva verso i propri lidi, sotto l’egida di un servizio di digital delivery che fa regali al proprio pubblico e che si mostra almeno in apparenza attenta alle sue esigenze. E se in apparenza può sembrare che sia così, perché i videogiochi costano molto e quindi si crea l’illusione di voler agevolare le persone regalandogli qualcosa, se si ha la pazienza di scavare più a fondo e guardare le cose con autentico occhio critico ci si può rendere conto di come la faccenda sia ben diversa.

Perché, amici del Vault, guardiamoci in faccia e siamo onesti: oltre ai titoli gratis cosa offre davvero Epic Games Store all’utenza? Che cosa offre in più rispetto a Steam, Origins, uPlay, GOG Games e volendo sparare sulla croce rossa anche Rockstar Launcer? La risposta, tristemente, è che in più non offre nulla, ed è proprio questo il motivo per cui la sua strategia si dimostra ben poco produttiva, per non dire addirittura fallimentare. Chi viene lasciato libero torna volentieri, ma la strategia di Epic Games verte sull’approccio opposto, tentando di obbligare l’utente a stare sulla propria piattaforma.

Chi viene costretto a rimanere cecherà sempre, immancabilmente, di scappare appena ne avrà l’occasione. Ed è molto verosimilmente per questo che EGS sta fallendo, perché non offre spunti né motivi per rimanere. Obbligare un bambino a fare qualcosa sotto la minaccia di negargli il giocattolo può essere un buon metodo per fargli effettivamente fare quella cosa, ma non ha alcun risvolto educativo. Allo stesso modo costringere un utente ad installare il proprio launcer porta un risultato, certo; hai aggiunto un numero in più alla lista di persone che usano il tuo launcher, ma alla prova dei fatti, senza quell’esclusiva, devi porti una domanda: quell’utente sarebbe venuto da me ugualmente? E lo stesso discorso si può fare per i titoli gratuiti, amici del Vault. Perchè se è vero come è vero che avere qualcosa senza sborsare un centesimo è un’attrattiva alla quale è difficile resistere, del resto la pirateria è nata seguendo questo principio, è altrettanto vero che non si può fondare una strategia solo su questo fattore.

Perchè i server vanno mantenuti, gli impiegati vanno pagati, i nuovi titoli devono essere acquisiti, e se la piattaforma non porta sufficienti profitti questa è destinata a fallire, perchè le impellenze a cui star dietro non vengono gestite correttamente. Perchè Steam ha il successo che ha? E’ semplice: perchè laddove non regala titoli a destra e a manca possiede un catalogo vastissimo, un’attenzione al cliente che pur con alti e bassi è comunque di ottimo livello, e offerte costanti e vantaggiose non solo su singoli giochi ma anche su bundle e collezioni talvolta anche piuttosto estese. Ed è questo che ha portato la piattaforma Valve ad essere il colosso che è, perchè ha saputo fidelizzare davvero l’utenza, a differenza di Epic Games Store con il suo launcer scarno e poco funzionale, un servizio che spesso lascia a desiderare, una struttura acerba e non funzionale come dovrebbe, e con la sua strategia di mercato che si fa fatica a definire genuina e ben congegnata.

Ma rimane ancora un quesito a cui vale la pena di dare una risposta, e forse si tratta della domanda più importante.
Stando ai documenti presentati nel corso della causa EGS/Apple è emerso un dettaglio fondamentale: la previsione è che Epic Games Store non porterà profitti apprezzabili prima del 2027. Stiamo parlando di un periodo di tempo di cinque anni e mezzo, e viene quindi spontaneo domandarsi se Epic Games potrà sostenere questo lungo periodo di mancati profitti mantenendo in piedi il proprio servizio? E qualora la risposta dovesse essere no, come i dati sembrano suggerire, cosa accadrà a chi ha riscattato giochi gratuitamente sullo store di Epic? Per quanto la domanda possa sembrare scontata ai limiti dell’idiozia possiamo garantirvi che no, non lo è. Perchè da una parte, è vero, riscattando il titolo se ne acquisisce il possesso, ma l’altra faccia della medaglia è che i titoli riscattati a titolo gratuito non sono per l’appunto stati pagati, e di conseguenza il rischio di trovarsi in una situazione simile a “non l’hai pagato, legalmente non puoi esercitare alcun diritto sul possesso del software” non è da sottovalutare. Perché se davvero succedesse questo un sacco di utenti si ritroverebbero a non poter usufruire dei propri titoli. Certo, questi potrebbero essere acquisiti da un’altra piattaforma, magari dallo stesso Steam, eppure non si può fare a meno di pensarci ugualmente.

In qualunque modo la si voglia girare, la situazione non sembra comunque essere delle migliori, e non rimane altro da fare che aspettare e vedere come si evolverà la situazione da questo momento innanzi. L’unica cosa che ci sentiamo di dire è che se Epic Games vuole essere competitiva sul mercato del digital delivery dovrebbe iniziare a rivedere i propri servizi e le proprie strategie, perchè continuando sul sentiero attualmente imboccato il rischio di ritrovarsi a superare il ciglio del burrone e cadere rovinosamente di sotto è più elevato che mai.

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Patrick Grioni
Amministratore
2 anni fa

Come non concordare: voleva comprarsi i pc gamers a suon di milioni di dollari.
Ora pagherà le conseguenze dei mancati investimenti a livello di launcher e servizi.
Se sarà virtuosa il mercato potrà arriderle, se proseguirà con la sola corsa alla regalia, ha il destino segnato.