Expedition Zero Review

by Zethras Gorgoth
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Sviluppatore:Distributore:Versione Testata:Costo: Data rilascio:
Enigmatic MachinestinyBuildSteam16,79€24/03/2022

Quello del survival horror è un genere che potremmo ormai definire inflazionato. E questo, naturalmente, se volessimo usare un eufemismo. Per come viaggia il mercato odierno in ambito gaming, difatti, sviluppare e produrre un titolo di questo genere è uno dei modi più sicuri non soltanto di attirare l’attenzione di pubblico e critica (del resto, si sa, sulle piattaforme di streaming i titoli horror vanno per la maggiore) ma anche per cavalcare un’onda che sembra non volersi attenuare. Deve essere stato questo il pensiero dei ragazzi di Enigmatic Machines, novella software house indipendente alla sua prima esperienza nell’ambito dei videogiochi. E tutto questo discorso non è stato certamente a caso, perchè i nostri, supportati dalla distribuzione da parte di tinyBuild Games, hanno confezionato un horror che si rifà agli stilemi del survival horror vecchia scuola, riportato in auge da titoli come Outlast e Amnesia, e se questi presupposti fanno ben sperare, non deve altresì mancare un buon livello di critica e obiettività, e quindi siamo qui oggi per rispondere alla fatidica domanda: Expedition Zero, primo lavoro di Enigmatic Machines, merita di essere promosso come survival horror di qualità? Scopriamolo insieme.


E ORA COME ESCO DI QUI?


Un ingegnere, facente parte di una spedizione top secret sovietica, si ritrova completamente solo all’interno del proprio rifugio al centro di quella stessa zona anomala che è stata l’obiettivo della missione. Le condizioni climatiche sono a dir poco proibitive, e strane creature infestano le foreste circostanti. Eppure, perfino in queste condizioni avverse, non può fare a meno di cercare una via di fuga da questo posto, lontano da tutto, isolato e privo di speranze.

Quando riceverà la chiamata radio di un uomo misterioso, che gli offre una possibilità di uscire da quella zona infestata, il nostro protagonista sceglierà di cogliere al volo l’occasione, dando inizio ad un’esplorazione che lo porterà a visitare i gelidi meandri delle foreste siberiane, accedendo a basi di ricerca ed edifici abbandonati, facendosi strada fra gli orrori che gli verranno scagliati contro. Riuscirà a trovare una via di fuga da questo inferno?


UN TUFFO NEL PASSATO…UN PO’ TROPPO PROFONDO


Bastano pochi istanti all’interno di Expedition Zero per rendersi conto dell’impostazione estremamente old school di questo titolo, sebbene purtroppo questo non sia sempre un bene, ma andiamo con ordine. Quello che avremo fra le mani installando Expedition Zero altro non è che un survival horror nella sua forma più estrema. Nulla viene dato per scontato e ogni passo avanti va guadagnato con l’esplorazione e con i mezzi che il gioco ci mette a disposizione, così come ogni piccolo barlume di sicurezza che incontreremo o che ci creeremo noi stessi. La sua impostazione old school è ravvisabile fin dal momento in cui apriremo il menu dell’inventario, trovandoci di fronte ad un’interfaccia vetusta, che ricorda in larga parte quelle dei vecchi giochi di ruolo degli anni 90 come Neverwinter Nights, e che si basa su un sistema di drag and drop degli oggetti. Questi ultimi vengono posizionati di default nel nostro inventario, e potremo successivamente trascinarli nelle apposite caselle di equipaggiamento per indossarli, o nel caso delle armi per equipaggiarle.

Per procedere nell’avventura sarà imperativo guardarsi bene intorno ed esplorare i dintorni, e farlo con tutta l’attenzione possibile sarà a dir poco essenziale. Scordatevi infatti i giochi moderni, dove l’obiettivo viene indicato su una comoda bussola in cima allo schermo, e dove gli oggetti interagibili sono evidenziati grazie all’HUD di gioco. Expedition Zero, come dicevamo, si rifà alla vecchia scuola e conseguentemente starà a noi trovare gli oggetti, utili per proseguire nella trama e risolvere gli enigmi che ci troveremo a dover affrontare. Ma non solo.

Componente fondamentale del titolo sarà infatti quella di raccogliere gli scarti che troveremo in giro, esaminando gli oggetti sparsi per gli ambienti di gioco. Ognuno di questi ci darà oggettistica di vario tipo, per lo più materiali grezzi dei quali capiremo molto presto l’utilità, quando potremo accedere al vero e proprio sistema di crafting del titolo. E allora si che capiremo quanto è davvero importante esplorare, quanto è essenziale scandagliare ogni anfratto degli ambienti per trovare quell’oggetto in più, quel componente apparentemente inutile che però ci servirà per creare un potenziamento per la tuta, o magari un accessorio, o un oggetto utile per proseguire nella prossima location, perfino.

Il sistema di crafting sarà infatti una componente essenziale dell’esperienza di Expedition Zero: una volta reperiti i materiali grezzi potremo inserirli in apposite stampanti 3D sparse negli ambienti di gioco e scomporli per ricavarne materie prime. Queste saranno quindi utilizzabili per creare gli oggetti di cui avremo bisogno. Ogni oggetto ha delle determinate richieste in termini di materiali, e parte della difficoltà del titolo sta nel fatto che non sarà possibile gestire tutte le operazioni da una sola stampante. Ognuna di quelle che troveremo potrà infatti creare oggetti diversi dalla precedente, e questo pone un ulteriore accento sulla necessità di esplorare approfonditamente, potendo quindi trovare non soltanto preziosissime materie prime ma anche le stampanti con cui creare oggetti nuovi.

Abbiamo citato i potenziamenti della tuta, e non è stato sicuramente a caso. Questo perchè Expedition Zero spinge l’acceleratore sul comparto sopravvivenza, e lo fa in un modo che potrebbe non piacere a tutti. Appena inizieremo ad esplorare le zone boschive che circondano il rifugio ci accorgeremo di come non soltanto usare la torcia consumerà costantemente la batteria della tuta, obbligandoci quindi a ripristinarla tramite apposite stazioni di ricarica sparse per gli ambienti di gioco, ma basterà anche meno tempo per scoprire che più di ogni altro nemico sarà il freddo a rappresentare la minaccia più grande. La Siberia, del resto, è un posto dal clima notoriamente gelido, con temperature che nei mesi invernali possono anche raggiungere e superare i -50°c.

Questo fattore contribuirà enormemente ad aggiungere un vago senso di ansia all’esplorazione, portando il giocatore a dividersi costantemente fra la necessità di raccogliere più risorse possibili per la propria missione e quella di tenere d’occhio la barra della temperatura corporea che, come è logico aspettarsi, una volta svuotata segnerà impietosamente la morte del giocatore. Fortunatamente procedendo nell’esplorazione sarà possibile accedere a mezzi che ci permetteranno di mitigare questo deterioramento termico, sebbene ad un prezzo piuttosto salto, dal momento che utilizzandoli sarà necessario tenere d’occhio ancora di più la batteria della tuta, che si scaricherà ancora più velocemente. Per recuperare il calore perso avremo due modi: potremo tornare al nostro rifugio, perdendo però i progressi fatti nell’esplorazione, oppure potremo utilizzare i ciocchi di legno che troveremo sparsi nelle zone di gioco per accendere stufe e bidoni di metallo. Questa soluzione si rivelerà tuttavia solo temporanea, poiché dopo un determinato lasso di tempo il fuoco si spegnerà, costringendoci ad accenderlo di nuovo oppure a trovare un altro punto utile per accenderne un altro.

A peggiorare tutto ci sono le presenze ostili che, per quanto non sempre manifeste, aggiungono un ulteriore senso di urgenza alle nostre escursioni nel gelo siberiano. Queste non sono particolarmente frequenti, e soprattutto durante l’esplorazione degli ambienti più aperti si riveleranno relativamente sporadiche, eppure ogni volta che capiterà di incontrarne una si avrà modo di provare un brivido di paura, anche a causa del fatto che il loro arrivo è preannunciato da peculiari distorsioni dello schermo e dai loro versi agghiaccianti, che ci faranno costantemente sentire braccati, senza una via d’uscita.

Come da tradizione dei survival horror, scappare si rivelerà spesso la scelta più saggia per gestire queste creature, a causa della loro estrema velocità e della loro capacità di causare un quantitativo di danni perfino eccessivo al nostro protagonista, non dando di contro la sensazione di riuscire realmente a ferirle, nemmeno colpendole col fucile che troveremo nelle primissime battute di gioco. Va decisamente meglio con gli zombie, creature molto più lente e gestibili, incontrabili principalmente negli ambienti chiusi. Con loro sarà facile avere a che fare, e basteranno pochi colpi per liberarsene, ma nemmeno loro andranno presi sotto gamba, in quanto sarà sufficiente essere presi alla sprovvista per ritrovarsi in una condizione in cui morire sarà fin troppo facile.

Morire, già. In Expedition Zero non sarà difficile trovarsi di fronte alla schermata di game over, sia a causa degli scontri con i nemici, o per aver commesso magari l’errore di sottovalutare il clima siberiano, sia a causa di un sistema dalla classica impostazione trial and error, che ci spinge il più delle volte a superare le aree o determinate situazioni non tanto perchè si è stati sufficientemente abili da comprendere come affrontarla, ma perchè si è morti abbastanza volte da memorizzare determinati pattern o percorsi, utili alla risoluzione ora di un enigma ambientale ora di un’area da attraversare in cui si aggira un pericoloso nemico.

Per la maggior parte del tempo il giocatore viene lasciato a sé stesso: a lui l’arduo compito di racapezzarsi nell’incubo vissuto dal protagonista, di trovare le risorse e di sfruttarle nel miglior modo possibile, così come di capire come raggiungere il prossimo obiettivo ma, anche così, Expedition Zero fa in modo di dare almeno i mezzi più basilari per la sopravvivenza, fornendo al giocatore un tutorial estremamente minimale sulle operazioni eseguibili, o sul funzionamento di determinate meccaniche. Niente di particolarmente complesso, invero, ma che comunque serve allo scopo

. Lo si potrebbe definire il minimo indispensabile per affrontare un percorso che sceglie di essere difficile ai limiti di un parossismo in cui non ci viene mai concesso il lusso di un’esplorazione più spensierata e ragionata, dove il nemico o le condizioni climatiche sono sempre li, in agguato, pronte a far scempio del giocatore incauto e del povero protagonista, il tutto condito dalla mancanza di check point di sorta, che affida quindi il salvataggio dei progressi al solo processo manuale. Abituati ai giochi moderni, dove il salvataggio automatico funge da ancora di salvezza per il giocatore più pigro, i giocatori potrebbero trovarsi spiazzati da questo titolo che non perdona gli errori, ma anzi li punisce costringendo a ripercorrere perfino ore intere di gioco, se non si ha avuto l’accortezza di salvare i propri progressi. Un dettaglio che molti potrebbero non apprezzare, che tuttavia fa parte di un’esperienza hardcore dura e pura che tanto andava di moda nei videogiochi del passato.

Pur con tutti questi elementi, tuttavia, l’esperienza di Expedition Zero rischia di annoiare il giocatore più smaliziato ed esigente, in quanto per la maggior parte del tempo ci ritroveremo ad andare dal punto A al punto B in cerca di indizi per raggiungere la prossima destinazione, gestendo nel mentre situazioni come quella del calore corporeo e della durata delle batterie del proprio equipaggiamento, e se si escludono alcuni intermezzi di risoluzione enigmi o di combattimento contro i mostri, la maggior parte del gioco si risolve in un camminare da un punto all’altro senza interazioni nel mezzo. E se in giochi come Death Stranding questo tipo di formula può trovare il suo spazio ed essere divertente, l’altro lato della medaglia è quello di una proposta che rischia di stuccare molto in fretta, soprattutto se non si è particolarmente versati in questo genere di proposta. Insomma, il gameplay di Expedition Zero ricade in quella fascia di gradimento che non conosce vie di mezzo fra l’amore incondizionato e l’odio più assoluto. Deve piacere questo genere di setting perché il gioco sia godibile a propria volta e non è sicuramente un titolo adatto ai cosiddetti “casuals”.


QUANDO IL PASSATO INCONTRA IL PRESENTE


Sistema Prova
Processore: AMD Ryzen 5 2600 3.4GHz
Scheda Grafica: AMD Radeon Sapphire 5700 XT Sapphire Nitro +
Ram: Trident Z G-Skill 16gb 3000MHz CL16
Archiviazione: WD Blue SSD Nvme

Il comparto tecnico di Expedition Zero è deludente, senza troppi giri di parole. A cominciare dal fatto che è presente un’implementazione per il controller, ma realizzata in modo grossolano e poco pratico, che porterà quasi naturalmente anche il sostenitore più accanito di questo metodo di input a scegliere di utilizzare il mouse e la tastiera per controllare il proprio personaggio. In quest’ultimo caso la gestione delle azioni eseguibili dal nostro protagonista risulta essere relativamente semplice, sebbene il gioco non sia esente da bug in questo settore, portando talvolta il protagonista ad incastrarsi nei geodata e rendendogli impossibile il movimento, cosa che a sua volta può portare ad una morte ben poco onorevole ed agonizzante, qualora dovesse succedere nel momento sbagliato.

Ciò che tuttavia risulta essere imperdonabile è il comparto visivo del titolo. Naturalmente ci rendiamo conto che il gioco è stato realizzato da sviluppatori indipendenti, peraltro alla loro prima esperienza nella creazione di un videogioco (Expedition Zero è il primo titolo creato da Enigmatic Machines N.d.R) ma questo non giustifica un comparto visivo scialbo e poco curato, che sembra uscito da due generazioni fa e che non fa assolutamente urlare al miracolo, tutt’altro. Se da una parte è apprezzabile l’atmosfera creata dagli sviluppatori, con le foreste siberiane e i palazzi abbandonati che ci troveremo a visitare, non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che non soltanto a livello di texture siamo di fronte ad un titolo che non raggiunge la sufficienza, ma che spesso e volentieri soffre di rallentamenti nel caricamento delle texture stesse, inficiando inevitabilmente sull’immedesimazione del giocatore.

Non aiuta di certo il fatto che a dispetto del livello grafico insufficiente il titolo soffra anche di un’ottimizzazione non all’altezza. Abbiamo giocato Expedition Zero con una configurazione di fascia media, con le impostazioni grafiche impostate automaticamente dall’engine di gioco sul preset massimo, e oltre ad aver sperimentato alcuni cali di frame piuttosto evidenti abbiamo anche potuto constatare come, stando alle diagnostiche del software della nostra scheda video, il frame rate medio si sia attestato attorno ai 50fps. Certamente non stiamo parlando di un valore invalidante che pregiudica in qualche modo l’esperienza di gioco, ma vedendo il livello grafico proposto da Expedition Zero ci saremmo aspettati una maggiore fluidità ed una maggiore capacità di reggere determinate soglie di frame rate anche col settaggio grafico massimo.

Senza infamia e senza lode, invece, il comparto audio, che da una parte riesce a creare un certo quantitativo d’ansia quando si tratta dei versi dei nemici, in particolar modo le ombre che incontreremo negli spazi aperti, ma che si rivela poco incisivo in quasi ogni altro comparto, lasciando l’amaro in bocca e la sensazione che si sarebbe potuto fare di meglio, anche da parte di una software house indipendente come Enigmatic Machines.

La localizzazione italiana, della quale avevamo accennato le manchevolezze nella preview della demo, sembra invece essere migliorata in termini di qualità, sebbene siano ancora presenti alcune sezioni dove il testo a schermo è ancora in inglese, il che a questo punto potrebbe essere un semplice refuso e non una vera e propria mancanza.


CONCLUSIONI


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