Thermaltake CTE 500: un anno dopo

by Splintell
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La tecnologia CTE è stata una bella svolta per il mercato dei case, un brevetto introdotto da Thermaltake che ha rigirato (letteralmente) il modo di concepire la posizione dei componenti interni, proponendo sul settore commerciale mainstream una scheda madre girata di 90° (inserire immagine)

Tra i vantaggi proposti dal CTE, la gestione delle temperature è sicuramente il più importante. realizzando un case che favorisce notevolmente l’ intake di aria e il loro naturale movimento di convezione verso l’alto.
Nella build realizzata esattamente un anno fa è stato seguito lo stile consigliato direttamente da Thermaltake nella realizzazione di un sistema top tier che sfrutti a pieno tutte le caratteristiche del CTE: un case il positive pressure, 3 intake di aria differenti (sotto, front e back) ed un solo outlet in top con circolazione forzata verso l’alto aiutata ulteriormente dalla convezione.
Anche le condizioni di utilizzo sono state molto estreme per certi versi, con temperature a volte superiori ai 30°C (in stanza sia climatizzata che non) con tutto l’hardware spremuto sia con test sintetici (sempre utili per tirare giù qualche numero ma molto irrealistici) che con lunghe sessioni di gioco cercando di saturare, per quanto possibile, la RTX 4090 con 4K a dettaglio alto ultra ad almeno 100 fps (la CPU praticamente passeggiava).

Sono arrivato alla conclusione che per una dissipazione principalmente ad aria il sistema funzioni egregiamente, arrivando ad essere addirittura troppo al punto di non riuscire a sfruttare al 100% ogni feature messa a disposizione (sarebbe rimasto ancora qualche slot per installare ventole).
Sicuramente l’essere un full tower ha garantito spazio extra e tanta aria mossa al suo interno, vrm, ram ed ssd non hanno mai raggiunto temperature critiche.
La CPU, come già detto in precedenza, in gioco non ha mai mostrato problemi o cedimenti, complice sia la risoluzione finale che sposta gran parte del carico sulla GPU, sia la soluzione adottata per la sua dissipazione, un AIO da 420mm scelto unicamente per riuscire a riempire completamente il pannello frontale in mesh, considerando che il Ryzen 7800X3D è abbastanza semplice da tenere a bada.

Pulizia interna e in generale la polvere si è rivelata essere un problema che però il case sta gestendo ottimamente: ho scoperto di avere una stanza particolarmente soggetta ad accumulare pulviscolo che i filtri hanno fatto un ottimo lavoro nel catturare e nell’impedire di entrare all’interno del case che a distanza di un anno è incredibilmente pulito (in questo caso la configurazione a positive pressure aiuta ad impedire che la polvere entri nel case attraverso le fessure che non sono schermate dai filtri antipolvere).

Unica nota dolente dell’esperienza fin’ora è l’accesso all I/O della scheda madre. Ampiamente previsto e messo debitamente in conto sicuramente, ma avere l’accesso alle porte della scheda madre chiuso all’interno del case da un pannello sicuramente facilmente rimovibile (solo 2 thumbscrews) limita un po’ la facilità di collegare e scollegare qualcosa al volo. Avrei quindi preferito avere un front I/O più generoso (presenti un combo jack da 3,5mm, 2 USB A ed una sola USB C 2.0), problema che ho risolto con un Hub Type C anche se il tutto rovina un po’ l’estetica estremamente pulita.
Più grave invece il problema al connettore HDMI alla GPU: lo spazio tra il back della scheda ed il pannello è davvero risicato e questo nel tempo ha completamente piegato a 90° il cavo HDMI 2.1 (quindi più rigido del classico cavo), cosa che mi fa temere per la sua integrità nel tempo (adattatore hdmi 90° da 48Gbps introvabili).

Arrivando alle conclusioni, mi sento di confermare ampiamente i giudizi espressi un anno fa su questo Thermaltake CTE 500.
Avendo realizzato la build in pieno inverno (metà gennaio per essere precisi) non avevo avuto alcun modo per testare il case in condizioni estive, dove aria calda ed umida possono mettere in crisi delle build che non hanno un buon airflow;
essendo il CTE una configurazione inedita che sposta via l’ingombro della GPU su un fianco, creando quasi una camera separata (particolarmente vero nel mio caso date le dimensioni mastodontiche della 4090 ROG Strix), ero curioso di controllare le temperature di quest’ultima che sotto carico estremo non hanno mai superato gli 80°C quando spinta al massimo (finora il gioco più pesante in assoluto è stato il DLC Phantom Liberty di Cyberpunk 2077).

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