Startup Panic Review

by Gianluca Prestinenzi
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SviluppatoreDistributoreVersione testataCostoData rilascio
Algo Rocks tinyBuild EGS11,99 euro 03/12/2020

L’economia è in eterno mutamento, ma mai come negli ultimi anni dopo il grande avvento della digitalizzazione. Soprattutto in questi ultimi mesi, per motivi che sarebbe ridondante dire, molte aziende hanno reso il digitale il pilastro portante del loro business: alcune di quelle esistenti, anche laddove già attive nei server di tutto il mondo, hanno fatto il grande passo per passare all’all-digital.
Ma cosa succederebbe se volessimo creare un’azienda da zero e buttarci anche noi in questo affollato mondo?


NIENTE PANICO…STARTUP!


I ragazzi indonesiani di Algorocks hanno dunque avuto la simpatica idea di trasporre ciò che tutti – o quasi – abbiamo pensato almeno una volta di fare: abbandonare ogni cosa e metterci in proprio o, per lo meno, di ripartire da zero con nuova tenacia e freschezza imprenditoriale.
Dopo un’introduzione di fantozziana memoria in pixel art, il nostro protagonista abbandonerà la sicurezza del posto fisso per iniziare una sua startup all’interno della sua cameretta grazie alle sue curriculari abilità informatiche, camera da letto che farà da primo scenario, dove prenderemo atto alla compartecipazione del nostro amico a 8bit.

Coadiuvati dall’iniziale collaborazione di James Snipp, (parodia del tanto indimenticabile quanto mai abbastanza odiato Clippit dello strumento di scrittura di punta di casa Microsoft) attraverso schermate di dialogo che ricordano quelle delle visual novel del Sol Levante e che saranno l’unico sistema di dialogo per (tutto?) il gioco, saremo dunque catapultati nel mondo dell’imprenditoria digitale; sebbene il gioco sia presente nelle principali lingue, segnaliamo l’assenza della lingua italiana, nonostante questo non sia davvero un grosso intralcio con una conoscenza base dell’inglese.

Grazie a questo parodistico tutorial, la nostra avventura prenderà così piede nel mondo del World Wide Web: sin da queste primissime battute d’avvio, potremo dunque prendere confidenza con l’hud di gioco, unico sistema per interagire col mondo virtuale.
Bilancio totale, numero di follower, entrate mensili, percentuali di mercato e obbiettivi saranno sempre sotto ai nostri occhi. Alla nostra sinistra, invece, dei cliccabili pulsanti per la gestione della nostra attività: lavoro, dipendenti, ufficio e azienda, da cui da ognuno di essi si dipaneranno le più classiche delle sotto funzioni.
Un sistema estremamente semplificato, che non serve solo a ben sposarsi col lo stile grafico retrò, ma non nasconde la natura ibrida del gioco, essendo presente anche sugli store mobile di Google e Apple.


INIZIA IL GIOC…EHM, IL LAVORO


La vera anima del gioco è la gestione delle Feature, un sistema ad albero che servirà a rendere maggiori servizi al nostro sito web tra chat, social, servizi di video streaming, gaming e tanto altro.

Ognuno di essi necessiterà di precise abilità, Tecnologia, Utilità ed Estetica, che dovranno essere sapientemente dosate nelle giuste percentuali per ottenere il massimo rating da ognuna di esse e poter così iniziare ad avere degli introiti netti, moltiplicati per ognuno dei nostri follower.
Questo sistema, che basa la sua difficoltà su brevi descrizioni del servizio che andremo a sviluppare quasi come fossero piccoli enigmi testuali (non vorremo mica usare troppe skill estetiche se vorremo creare un software di gestione statistica, non è vero?), diventerà però ben presto banale e noioso.

Il gioco, non appena avviato, prende subito il giocatore per l’intreccio con i personaggi che incontreremo lungo il nostro cammino: dopo l’incontro con l’ex mascotte, sarà il turno di vecchi colleghi di università, della nonna, di ricchi magnati del tabacco e addirittura di una stella del K-Pop.

Nelle primissime ore del gioco, tra competitor, finanziatori e clienti bisognosi dei nostri server, l’attività di gioco sarà impegnativa per via delle quest e non sarà difficile farsi prendere letteralmente dal panico per portare al termine tutto entro i tempi stabiliti, riuscendo a far bilanciare i conti tra i costi di un nuovo ufficio, l’assunzione di personale – che necessiterà di opportuno e costoso training –, sviluppo di nuovo software, hacker sempre all’agguato e gli esorbitanti costi per le vacanze, necessarie a tenere alta la motivazione del nostro team.

Superato un certo livello sarà sbloccabile pure l’accesso al mercato estero, attraverso una mappa divisa per macroaree geografiche che scimmiottano quelle del famoso gioco da tavolo Risiko. Grazie ad una quarta abilità non prima citata, il Marketing, potremo creare campagne pubblicitarie mirate ad hoc, dopo aver scannerizzato i gusti della popolazione, usando i giusti media a seconda del target di riferimento e del nostro budget mensile a disposizione.

Purtroppo però, il gioco dopo poche ore mostra tutti i suoi limiti. Finiti quei tanto entusiasmanti quanto esigui obbiettivi, improvvisamente, come una mancata vena creativa, viene meno ogni interazione con qualsiasi personaggio e una volta finite le tre brevissime campagne imprenditoriali dei nostri finanziatori, passeremo da una difficoltà tarata sul medio alto con conti spesso in rosso, a un’imbarazzante portfolio economico che ci permetterà di fare un’improvviso balzo verso l’alto, arrivando in poco tempo alle decine di milioni di dollari ed entrate mensili a sei cifre, che ci permetteranno di alzare l’asticella svuotando tutto il negozio virtuale e portando l’ufficio al livello massimo, maxando ogni livello abilità dei nostri dipendenti e potendo così ottenere il massimo punteggio per le nostre feature a prescindere dalle percentuali scelte, in un circolo esponenzialmente virtuoso per il nostro piccolo imprenditore, drammaticamente vizioso per il giocatore reale, che si ritroverà spiazzato ad un obbiettivo finale insensato: ottenere il 65% del mercato globale, chiedendo una soglia minima di soli 15mila dollari mensili. A questo punto, anche il piatto forte del gioco, la gestione del mercato globale su mappa, diventa inutile e facilmente ignorabile e considerando la macchinosità e gli ingiusti rapporti costi/benefici, ignorarla sarà quasi un obbligo per la sopravvivenza della nostra azienda.

Nulla è dinamico, gli eventi casuali sono alla lunga ripetitivi e l’IA dei nostri competitor assente, nè avranno alcuna linea di testo dedicata, riducendosi a un semplice numero percentile in basso a sinistra del nostro schermo: la rigiocabilità, dunque, è pressocché nulla.


Conclusioni


Startup Panic è un gioco che non sa, complice un’errata gestione delle statistiche, inserirsi in nessun segmento preciso: il giocatore casual su mobile lo troverà difficile e potrà abbandonarlo prima del previsto, sebbene stupefatto come un bambino davanti una vetrina di giocattoli a Natale grazie a una ottima presentazione visiva con i suoi colori accesi, mentre il giocatore su pc, più smaliziato, sarà – dalla quarta ora di gioco – deluso come lo stesso bambino sotto l’albero che scartando il tanto desiderato pacco non avrà ciò che si aspettava.

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